Quindici energumeni ma niente teste calde

Secondo voi è facile affrontare i problemi?
Passiamo la vita per cercare di farlo nel migliore dei modi, ma il più delle volte ci
arrendiamo e restiamo delusi e sfiduciati di noi stessi.

Io conosco un solo modo di affrontare le peripezie, gli inghippi e gli intoppi della vita
e me lo ha insegnato il mio sport. Ho sentito spesso il luogo comune qualunquista “il rugby è giocato da quindici energumeni che corrono dietro una palla che non si sa mai dove rimbalzerà”.

Io aggiungo sono molto orgoglioso di averlo fatto. Tutti i giocatori hanno caratteristiche fisiche e mentali molto diverse tra loro, eppure hanno una sola missione: mettere il proprio compagno nella condizione migliore perché lui possa raggiungere il fine ultimo, La meta.

La vita non è come una palla da calcio, sferica, perfetta, che quando rimbalza ti torna in modo perfetto e rassicurante.

No! La vita è come un pallone da rugby, un po’ malandrino, che rimbalza in modo
imperfetto ed imprevedibile. Devi faticare per afferrarla, per conquistarla, se aspetti che si fermi tutte le opportunità ti passeranno davanti.

Allora devi fare come noi, quando la palla è a terra ti devi buttare per prenderla e se
non ci riesci ci saranno altri quattordici energumeni che si butteranno per te, ci sarà
la tua squadra pronta a sostenerti incondizionatamente. Ho preso spunto dal pensiero di un energumeno doc Martin Castrogiovanni e lo associo al libro di James Kerr che in Nuova Zelanda è stato pubblicato con il titolo un pò forte “Niente teste di…” che per ovvie ragioni chiameremo “Niente teste calde”.

Chi è James Kerr? James Kerr ha lavorato come coach per le forze speciali statunitensi e britanniche, i team di Formula 1, gli equipaggi dell’America’s Cup, i manager della Premier League e molte altre aziende: da Google a Paypal, da Vodafone a Dyson, da HSBC a
Roche, da Red Bull a Unilever, da Shell a Boeing. I suoi insegnamenti sono utili per
tutti coloro che vogliono ottenere il massimo da se stessi e raggiungere il successo.

Gli All Black neozelandesi sono la squadra più forte al mondo, negli ultimi 100 anni hanno vinto più del 75% dei loro match internazionali. Qual è il segreto del loro successo? E cosa possiamo noi – come individui, squadre o aziende – imparare da loro?

Secondo James Kerr tutti i team vincenti condividono gli stessi principi, tra cui: un’attenzio nza; un impegno collettivo verso una “causa comune”; un alto grado di autonomia, fiducia e iniziativa individuale; una comunicazione chiara e convincente; un’enfasi sulla responsabilità individuale; integrità e umiltà; il tutto sostenuto dalla convinzione che bisogna lavorare sodo l’uno per l’altro, in armonia, senza dissidi, reprimendo l’ego individuale a favore di una causa più grande.

In altre parole, come dice il famoso mantra degli All Black, niente teste calde

Inspirato da una squadra leggendaria, Kerr ha scritto questo libro divenuto negli ultimi anni un punto di riferimento internazionale nel mondo del coaching. E ci insegna a vincere, nel lavoro e nella vita.

Tessera Giallonera - sostieni l'Avvezano Rugby

I fondamentali del successo

Pulisci gli spogliatoi.
Non a caso lo cito per primo perché lo ritengo fondamentale nella comprensione del concetto. Perché pulire gli spogliatoi? Fondamentalmente perché è un atto da vincenti. Se non lo fai tu qualcuno sarà obbligato a farlo, lasciare nello stesso modo in cui è stato trovato un luogo di culto come può essere uno spogliatoio, è un dovere di ogni sportivo in generale. Perché se lo fa anche il capitano della Nuova Zelanda che ha più ferite e cicatrici delle p resenze in Nazionale, non c’è assolutamente motivo perché non lo debba fare tu.

Perché lo spogliatoio è casa tua. Perché è un gesto di civiltà e rispetto, emblematico l’aneddoto dei tifosi del Giappone che agli scorsi Mondiali di calcio in Qatar hanno tirato a specchio il settore dello stadio da loro occupato, così come ha fatto la Nazionale Nipponica che ha lasciato puliti gli spogliatoi ad ogni partita giocata.

Aggredisci gli spazi.
Attacco della profondità agli spazi resta una priorità fondamentale per l’efficacia della manovra offensiva. Saper occupare lo spazio nel rugby ma anche nella vita di tutti i giorni. Non dobbiamo farci fagocitare dalla vita ma “aggredirla”. avere i nostri spazi e coltivare le nostre ambizioni

Gioca con uno scopo.
L’unico scopo del gioco è il divertimento.

Passa la palla.
Passa la palla ci sono altri quattordici energumeni che vogliono divertirsi con te.

Crea un ambiente di apprendimento.
Metti a disposizione degli altri il tuo vissuto, il tuo know how, la tua esperienza senza
saccenza senza superbia e presunzione.

Niente teste calde.
Le teste calde restano fuori dai nostri campi, dalle nostre dinamiche dai nostri
principi.

Allenati per vincere.
Se vuoi primeggiare devi sempre dare il massimo negli allenamenti, lo devi a te
stesso ed agli altri energumeni. Vincere aiuta a vincere.

Conosci te stesso.
Riconosci le tue doti ma anche e soprattutto i tuoi limiti che potrebbero diventare una ulteriore risorsa.

Di recente il CT della nazionale Italiana di calcio Spalletti ha mutuato questi principi. Ha esplicitamente dichiarato che nel club Italia non vuole “teste di…..” facendo riferimento al libro di James Kerr. Forse profetizzando l’ennesimo caso di giocatori tesserati che giocano e scommettono clandestinamente.

Il rugby forma uomini, non bimbi viziati strapagati che per noia, protagonismo, saccenza sperperano migliaia di euro in scommesse illegali.

Rifletto e penso che con un quarto dell’ingaggio annuo di un calciatore neanche un fuori classe una società di rugby come magari può essere Avezzano ci porta a termine due stagioni.

Un pensiero a Sinisa Mihajlovic, a mio avviso il più rugbista dei calciatori, in un’intervista ai tempi di quando allenava il Torino un giornalista gli chiese: per Benassi è difficile fare il capitano a 22 anni? Sinisa rispose No è difficile svegliarsi alle 4 di mattina per andare a lavorare, spaccarsi la schiena e non arrivare a fine mese. È un fortunato come tutti noi a fare questo mestiere. Chapeau Sinisa.

Non è qualunquismo ma un dato di fatto. Il nostro sport messo a disposizione della vita. A me ha insegnato i principi sani della vita, amicizia rispetto, collaborazione, ad essere un energumeno ma non una testa calda, a combattere per raggiungere le mete desiderate.

LAMBO.

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