NAPULE È !

Il mio omaggio a Napoli una delle città più belle al mondo stracolma di fascino e contraddizioni.

Il Privilegio del Rugby: La mia Stagione con la Squadra dell’Esercito

Fra i tanti privilegi che mi ha riservato il rugby c’è anche quello di aver potuto vivere un anno nella città della sirena e dea Partenope. Infatti nella stagione 1985/1986 venni tesserato con la squadra dell’Esercito che partecipava al campionato Nazionale di serie C

Gruppo Interforze Napoli 2a Compagnia Speciale Bersaglieri Atleti era la denominazione del gruppo. Ho aggirato “legalmente” la naja facendo la cosa che più mi piaceva al mondo: giocare a rugby.

Capii che il mio militare era terminato in quell’afoso giovedì di metà settembre quando arrivai in caserma a Napoli alle ore 22, suonai e mi venne ad aprire, quello che poi sarebbe diventato un mio compagno di squadra, un tipo in boxer, canotta ed infradito. Cosa a dir poco inusuale per una caserma, abituato com’ero alla rigida disciplina della Cecchignola di Roma da cui provenivo.

Entrato in camerata si consolidò il concetto che la mia naja era terminata. Qualcuno giocava a carte, altri ascoltavano musica dal Walkman, chi aveva la musica a palla dal Giamaicano, chi suonava la chitarra. La cosa che però mi colpì maggiormente furono le brande.

Niente cubi con la classica coperta militare e le lenzuola bianche di ruvido cotone, ma bensì lenzuola delle più svariate fogge e colori, infatti , si aveva la facoltà di portarle da casa. Niente contrappello perché nessuno era interessato a fare un mancato rientro in quanto si stava troppo bene in quella che più che una caserma sembrava un ostello della gioventù.

Il mattino seguente mi aspettavo la sveglia alle ore 6 con la consueta adunata per l’alza bandiera. In realtà la Compagnia atleti era esentata dall’ adunata.

La sveglia era alle comodissime ore 7. Avevamo tutto il tempo per recarci al campo, fare colazione al bar con mille lire (0,50€), ci davano un cappuccino nel bicchiere della birra da 0,4 ed un cornetto gigantesco, per arrivare alle ore 8 per gli allenamenti al mitico Stadio Gen. Albricci che si trovava a poche centinaia di metri fuori la caserma.

Le sorprese positive non erano finite. Infatti venne da me uno dei marescialli responsabili della squadra di rugby, il quale mi comunicò che mi sarebbe stata data una licenza di quattro giorni per tornare a casa e prendere il materiale sportivo per gli allenamenti. Non potevo crederci perché dal 2 agosto, giorno della mia partenza, non ero più tornato a casa. Ero arrivato in paradiso, adempievo agli obblighi militari giocando a rugby.

Eravamo più di quaranta rugbisti provenienti da ogni parte d’Italia: Roma, Frascati, Modena, Piacenza, Milano, L’Aquila, Genova, Recco, Cogoleto, Biella, Crema, S.Benedetto del Tronto, dalla Sicilia e Sardegna.

La concorrenza era spietata perché c’era la prima squadra e quella riserve. La prima squadra godeva di privilegi ed era esentata da ogni tipo di servizio. Mentre la squadra riserve svolgeva anche servizi di guardia, quindi l’ambizione di ognuno di noi era quella di arrivare in prima.

Gli allenamenti tra “probabili” e “possibili” erano delle lotte fratricide alla conquista di un “posto al sole“. Quando si trattava di rugby, in quel contesto, si facevano le cose per bene e molto seriamente.

L’Esercito teneva in modo particolare affinché il rugby fosse vincente. Ci si allenava tutti i giorni con talvolta doppie sedute giornaliere. Essendo stato aggregato alla compagnia un mese più tardi rispetto agli altri commilitoni, fui inserito inizialmente nella squadra riserve. Ebbi la fortuna che, di lì a pochissimi giorni, per le riserve era prevista una partita amichevole contro la Partenope squadra di Napoli che militava nel campionato di serie B.

Capii che quella era la mia grande occasione. Vincemmo la partita , fui schierato a n.8 terza centro. Fortunatamente giocai ,credo, la partita più importante della mia carriera, realizzando due mete, placcaggi efficaci e numerose ripartenze palla in mano.

Il giorno seguente venni convocato nell’ufficio del M.llo Olivares, head coach, il quale mi comunicò il mio ingresso in pianta stabile in prima squadra.

Napoli, la Città dei Sogni: La mia Esperienza come Atleta

Il sogno continuava. Come detto vivevo in una delle più belle città al mondo. Quando c’era la libera uscita, che normalmente era fissata per le ore 18, noi della compagnia atleti potevamo usufruire di permessi speciali per anticiparla anche al mattino, con i miei compagni andavamo a “strusciare” nelle zone più belle e glamour di Napoli.

Lungomare Mergellina, Castel dell’Ovo, Posillipo,Piazza Plebiscito, Galleria Umberto I, Via Roma, Via Chiaia dove prendevamo la Funicolare per recarci al Vomero. Quando però volevamo mangiare un boccone restavamo nei quartieri popolari dove i prezzi erano decisamente più accessibili.

Per esempio all’Arenaccia c’era un “Vini ed Oli” che con tremila lire (1,50€) potevi gustare una generosissimo piatto di squisita carbonara. Il locale era conosciuto con il vezzeggiativo di “Zozzone” perché l’igiene non era esattamente da cinque stelle Michelin.

Il rancio della caserma non era il massimo. La “sbobba di Siano “ (Rodolfo Siano era il maresciallo responsabile della mensa con un illustre passato da Campione d’Italia con la Partenope Napoli) non era proprio gourmet, quindi in libera uscita almeno un passaggio in pizzeria, per una margherita, era d’obbligo.

Mi recavo spesso ai Quartieri Spagnoli ed a Forcella che era diventato il mio business center. Infatti avevo “allestito” una sorta di mercato parallelo, di jeans Levi’s 501, polo Lacoste, cinte di Armani, tute Adidas, naturalmente contraffatti, che mi consentiva di arrotondare la “sfarzosa paghetta” dell’Esercito. La Guardia di Finanza chiuderà un occhio visti i miei 20 anni dell’epoca e la decorrenza dei termini.

Fratelli di Rugby: 40 Anni di Amicizia e Successo

La squadra dell’Esercito era una macchina da guerra. Molto preparati fisicamente e tecnicamente, motivatissimi dal fatto che perdere la prima squadra significava tornare alla naja normale.

Vincemmo tutte le partite della stagione 21 consecutive. Tutte tranne l’ultima giornata, contro Torre del Greco , squadra un po’ “ostica”. Il match venne sospeso per “diverse vedute di opinione” tra le due squadre. Il giudice sportivo ci sanzionò con la sconfitta a tavolino e punti di penalizzazione.

Quando si trattava di difenderci non ci facevamo certo pregare non fosse altro perché ad ogni incontro subivamo continue provocazioni dagli avversari, rei del fatto che la nostra fosse una squadra di “polentoni raccomandati”.

La sconfitta non pregiudicò la nostra splendida cavalcata che si concluse con la promozione diretta in serie B, all’epoca il secondo massimo campionato nazionale.
Per me doppia soddisfazione perché in due anni avevo ottenuto due promozioni in B, l’anno precedente la storica prima promozione con L’Avezzano rugby. Anche L’Esercito Italiano apprezzò moltissimo questo traguardo di prestigio, premiandoci con 10 giorni di licenza speciale per meriti sportivi.

La nostra era una squadra di “fratelli di rugby” e amici veri con cui, a distanza di circa 40 anni, sono ancora in contatto.

Un inciso: nella compagnia, oltre al rugby, c’erano anche altre discipline sportive.
La vela, la pallavolo, il tennis ed il calcio. La Nazionale militare di calcio si radunava periodicamente nella nostra stessa caserma.

Ebbi modo di fare conoscenze “illustri”: Davide Fontolan, reso celebre dalla Gialappa’s nella trasmissione “Mai dire gol “ con il vezzeggiativo Fontolino Fontolan, Angelo Di Livio il “Soldatino“ di Juve e Nazionale ed il compianto Gianluca Vialli, arruolato appena terminati i mondiali di Messico ’86.

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L’Esperienza di una Vita: I Miei 20 Anni con l’Avezzano Rugby

Una importantissima esperienza di vita fatta a 20 anni che mi ha insegnato a vivere l’amicizia vera, lo spirito di sacrificio ed il senso di appartenenza. Esperienza fatta portando orgogliosamente con me il nome ed i colori dell’Avezzano Rugby.

Una riflessione finale che mi riporta sempre al mio mantra

Sono un privilegiato in quanto rugbista e privilegio nel privilegio , sono un rugbista dell’Avezzano Rugby.

Lambo

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