Vezzeggiativi/Nickname

Dopo alcuni pezzi forse un po’ troppo seri torno ad un blog “scemo”di stampo prettamente goliardico.

I nickname rappresentano, lo spirito fraterno , il senso di appartenenza che identificano una squadra di rugby. Quindi ho voluto rispolverare un pezzo di storia ripartendo dai vezzeggiativi dei primissimi giocatori dell’Avezzano Rugby, per proseguire con quelli che si sono succeduti negli anni, fino ad arrivare agli attuali atleti.

Vezzeggiativi che solo a nominarli, in alcuni casi, incutevano “terrore”.

Di seguito la lunga sequela:

Mario “Quintale “
Alberto”Pescecane”
Adriano “Piccoletto ”
Giovanni “Cavallo”
Angelo”Angelone”
Pietro “Coccetta”
Lorenzo “Remi/Geppetto”
Valentino “Trapano “
Aristide “Braccino”
Vittorio “Coccoroco’”
Lamberto “Nonno”
Francesco “Tex”
Peppe “Fastidiuse”
Lorenzo “Biondino”
Roberto ”Ruticone”
Pasqualino “Puma”
Guerrino “Toro”
Gianni “Giangiotto “
Massimo “Demone”
Francesco “Je compare”
Pasquale “Pasqualone”
Paolo “Pallino”
Mario”Marioka”
Gigi “Je cane puzzijie”
Rolando “Piccione”
Francesco “Ze Checco”
Federico “Ciccio”
Pietro “Sor Pietro”
Maurizio “Lullo”
Federico “Muflone”
Luca “Morelle’”
Giorgio “Galbanov”
Lino “Legna”

Antonio “Pakkone”
Claudio “Cicciolina”
Marco “Minicicciolo”
Angelo “Luomo”
Antonello “Cicco/Ze Cicco”
Lorenzo “Je zuzze”
Paolo “La vedova”
Antonio “Cofashion/ Il Mago”
Stefano “Orsetto/Cofinto”
Gabriele “Landini”
Roberto “Tobe”
Cristian “Cotecone”
Andrea “Merendina”
Simone “Bommel”
Massimo “Bella Cana’”
Italo “Missile”
Andrea “Vitello”
Piergiorgio “Babbacione”
Angelo “Er bestia “
Riccardo “Il tuco”
Marco “Omino”
Lollo “Cosimino”
Luca “Trattorino”
Davide “Huskybull”
Riccardo “Cinghiale”
Max “Cinghiale”
Peppe “La Quaglia”
Giovanni “Biscottone”
Federico “Feffone/Gaz”
Riccardo “Siu’”
Matteo “Il dottore”
Marco “Sossio”
Guido “Huntelaar”
Luigi “Pepero’”

Ne ho dimenticati tanti, sarò ben lieto di aggiornare la lunga lista perché anche i soprannomi fanno parte dell’incredibile storia del rugby Avezzanese.

Gagliardetto

Con la preziosa collaborazione di Braccino abbiamo rispolverato letteralmente i vari gagliardetti che si sono succeduti nei vari anni.

Capitano “Picche”.

Il Capitano Picche era un simpatico giochino che gli anziani facevano fare ai pivellini che la domenica giocavano o esordivano quindi il famigerato “battesimo”.

I compari battezzanti erano i vari Mario “Quintale” Di Renzo, Alberto “Pescecane” Benedetti, Adriano “Piccoletto” Di Gregorio, Lorenzo “Remi” Concia ed altri “energumeni”.

Il rito propiziatorio si svolgeva negli scantinati della storica prima sede dell’USA rugby di Corso della Libertà, dove ci si riuniva per una sorta di antesignano terzo tempo.

Si doveva bere vino alla salute del Capitano Picche enunciando una cantilena: Bevo per la prima volta alla salute del Capitano Picche _ si sorseggiava una sola volta quindi si passavano gli indici sotto il naso(per una volta) a mo’di baffo, si battevano ambedue i piedi (sempre una sola volta) quindi ci si alzava dalla sedia (una sola volta).

Si proseguiva: Bevo per la seconda volta alla salute del Capitano Picche Picche _ si sorseggiava due volte quindi gli indici e gli anulari per due volte sotto il naso, si battevano i piedi per due volte, l’alzata dalla sedia sempre due volte. Si ripeteva questa cantilena per quattro volte aumentando di volta in volta il numero delle dita impegnate. Se si sbagliava un passaggio si pagava dazio, il bicchiere veniva sadicamente riempito fino all’orlo e si ricominciava da capo. Vi assicuro che, compreso il sottoscritto, mai nessuno è uscito sobrio da questo battesimo. Era complicatissimo ricordare bene tutti i passaggi soprattutto quando già si era bevuto per gli errori fatti durante il gioco.

Se si passava questo test o meglio il battesimo del “Capitano Picche” si acquisiva una sorta di immunità che però non ti garantiva che la domenica successiva dovessi ripetere l’impresa.

Una nota a margine: Bere un bicchiere di birra (non saremmo rugbisti)o vino in compagnia non è un peccato mortale. Bisogna farlo però con moderazione senza eccedere noi rugbisti ci sappiamo divertire e molto anche senza eccessi. Se proprio vogliamo esagerare facciamolo in campo in palestra pretendiamo sempre di più da noi stessi non accontentiamoci dei traguardi raggiunti ce se sono altrettanti più ambiziosi e prestigiosi da ottenere.

“Ubriacamoci” di bilanciere e ripetute. Sono noioso e ripetitivo ma non mi stancherò mai di esortarvi a coltivare la passione per il rugby.

Lambo

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