Le promozioni in serie A (parte prima)

Avezzano Rugby - Serie A 2002

Aggiornamento 8 Marzo 2023
Preciso che nello staff tecnico vi era anche l’amico Vanni Ranieri che coadiuvava Carletto De Michelis nella preparazione atletica. Vanni era reduce da un brutto infortunio e pur di restare insieme alla squadra si mise a disposizione della società, un vero esempio. Altra precisazione: in riferimento agli allenamenti in trasferta a Roma svolti dagli universitari fuori sede, gli stessi erano coordinati da Alberto Santucci e si svolgevano a Villa Ada e non a Villa Borghese come erroneamente da me indicato. Il tutto per una corretta e completa informazione. 

Appuntamento con la storiA

Viterbo, 21 maggio 2006: l’Avezzano Rugby riscrive la sua storia. Una data da cerchiare in rosso sul calendario. Era una soleggiata giornata di primavera che per noi coincideva con un sogno a lungo rincorso, cioè quello di approdare in serie A. Un’impresa riuscita nel più rocambolesco dei modi. Dopo la bella promozione in serie B nella stagione 2002/2003 ci furono due stagioni di assestamento durante le quali prepararci al grande salto. La finale si disputava contro il Viterbo, appunto, in due gare (andata e ritorno) avversari fieri e coraggiosi di mille battaglie, una squadra molto ostica che ha sempre fatto della grinta e della determinazione le sue armi migliori (un pò come l’Avezzano Rugby).

Antefatto
Le promozioni in serie A sono il frutto di una lungimirante politica della società partita quindici anni prima che puntò su giovani cresciuti nella cantera Avezzano Rugby. Sono il risultato del del sacrificio, della passione e dell’abnegazione dei giocatori e del coach Alberto Santucci. Tanti atleti all’epoca erano studenti universitari fuori sede a Roma, quindi impossibilitati ad allenarsi con continuità assieme alla squadra. Insieme al coach Santucci, che si spostava da Avezzano, gli studenti atleti decidevano di incontrarsi a Villa Borghese per allenarsi , anche due volte a settimana, dimostrando un attaccamento ai colori gialloneri fuori dal comune.

Come già scritto in precedenza, le annate ’79, ’80, ’81 e ’83 ed ’85 furono foriere di giocatori formidabili che formarono la spina dorsale, insieme a qualche “vecchietto”’, della squadra che conquistò la prima storica serie A. Durante la stagione l’Avezzano Rugby arrivò seconda con 82 punti dietro alle Fiamme Oro che vinsero con 85 punti, e davanti al Colleferro con 81 punti. L’accesso in serie A passava attraverso il campo di Viterbo, dunque: una finale contro una squadra che aveva dominato il girone B chiudendo prima a 96 punti. Da regolamento, quindi, la prima classificata di ogni girone si giocava la serie A con la seconda di ogni girone. Il vantaggio per le prime consisteva nel giocare il ritorno in casa.

Il calendario prevedeva
14 maggio 2006 Avezzano vs Viterbo;
21 maggio 2006 Viterbo vs Avezzano;

Alla partita di andata arriviamo un po’ contratti, consci dall’essere a un passo dalla storia e dalla gloria. Partita nervosa con il Viterbo deciso a vendere cara la pelle e capace di imbrigliarci molto bene con una difesa efficace ed aggressiva. Fu capace di sfruttare le nostre due uniche sbavature per portare a casa la partita con il risultato di 17-19. La delusione fu tanta, eppure eravamo consapevoli che il club laziale non fosse migliore di noi. Al ritorno fu battaglia.

La partita si rivelò un copia incolla del match di andata, ma dalla nostra parte avevamo centinaia di tifosi. All’inizio non si mise benissimo, complice l’equilibrio in campo. Andammo anche sotto di 8-13 quando mancava poco alla fine, eppure riuscimmo a fare valere le nostre qualità e individualità. Tutto sembra perduto, quando Gabriele Marcanio, in un’azione dirompente dentro l’area dei 22 metri avversari, rompendo due placcaggi riuscì a schiacciare in meta. A completare il capolavoro la trasformazione di Maurizio Babbo che fissò il punteggio sul 13-15. A questo punto neanche Agatha Christie poteva pensare una sceneggiatura così thriller per un suo romanzo giallo.

Infatti tra andata e ritorno si era perfettamente in parità: 32 punti fatti a testa. Anche il numero delle mete segnate era lo stesso quindi si doveva ricorrere alla lotteria dei calci piazzati (l’equivalente dei rigori nel calcio).

Mister Santucci doveva scegliere i calciatori che furono Maurizio Babbo, il capitano e calciatore per tutta la stagione, Francesco Taccone il più spregiudicato ed incosciente, Giorgio Guanciale il più freddo ed anche un po’ incosciente.

Era al meglio dei tre calci: centrale, da destra e da sinistra.

Inizia la serie il Viterbo che sbaglia il calcio centrale con il suo numero 8 francese. Il primo dei nostri è Giorgio Guanciale che non sbalgiò dal centro dei pali. Il secondo calcio dell’apertura viterbese (da destra) non andò a buon fine e Maurizio Babbo, il nostro cecchino, trasformò il suo calcio. Pubblico in visibilio e Avezzano Rugby in serie A. Per regolamento bisognava tirare anche I calci restanti che sia Francesco Taccone che il giocatore del Viterbo non fallirono. Un tripudio di colori gialloneri, una festa incredibile in campo e sulle tribune. Siamo arrivati puntuali all’appuntamento con la StoriA.

mA dA gurdA’”.(cit. Massimo Canali).

La rosa degli atleti

Mario Babbo
Antonio Berardi
Alessandro Cacchione
Adelio Pietrangeli
Pasquale Di Marco
Claudiu Barca
Antonio Cofini
Marco De Simone
Gabriele De Simone
Gabriele Marcanio
Gianni Di Matteo
Paolo Passalacqua
Angelo Rodorigo
Massimo Canali
Paolo Cali’
Francesco Sorge
Luigi Porretta
Maurizio Babbo
Matteo Rea
Stefano Baiocchi
Giorgio Guanciale
Francesco Taccone
Dario Pallotta
Federico Sisso
Pietro Mari
Federico Mari
Giuseppe Buttari
Massimo Casella
Diego PESTILLI
Edmondo Pizzardi
Nicolas Ratti
Danilo Tiburzi
Francesco Ulanio
Luca Morellato
Matteo Di Carlo

Coach Alberto Santucci
Presidente Angelo Trombetta
Accompagnatore Giuseppe Santucci
Medici Dr. Clelio Guanciale, Dr. Fabrizio Altorio
Fisioterapista Gianluca Massimiani
Preparatore atletico Carlo De Michelis

Faccio un’incursione aneddotica sulle trasferte siciliane. Partenze più o meno puntuali di sabato mattina, ci aspettavano tante ore di autobus e soprattutto la Salerno/Reggio Calabria. L’immancabile canto dedicato alla nostra patrona, “Evviva Maria”, rigorosamente dopo il passaggio a livello. C’è chi ascolta musica, chi prova a studiare (per sentirsi a posto con la coscienza rispetto all’imminente esame), chi sfrantumerà i gioielli di famiglia per tutto il viaggio, chi parlerà fino a Villa San Giovanni con il suo vicino di posto, che alla fine esausto fingerà di dormire ed addirittura russare per rendere il tutto più verosimile.

Chi come Je cane Puzzijie (Gigi Porretta) riusciva a dormire su scomodissimi sedili, sotto una coltre di giacconi, dalla partenza all’arrivo (ricordo che a turno controllavamo le sue attività vitali) o chi organizzava interminabili tornei di Tressette. L’organizzazione era di Giorgio Guanciale e la parola d’ordine era: “So quaranta, so piegate e puzzano”riferendosi alle indispensabili carte napoletane.

I giocatori competitivi erano i vari Guido Coli, Gigi Porretta (quando non era in narcolessia) Paolo “pallino” Passalacqua, Alessandro Cacchione, Angelo “L’uomo” Rodorigo, Davide Privitera, Antonio “Paccone” Berardi. I tornei erano a forti tinte emotive ed è capitato anche di doverli sospendere per intemperanze dei partecipanti. Le soste all’autogrill erano simili alla discesa degli Unni (sempre però nei limiti consentiti dalla legge). Poi la traversata in traghetto dello stretto di Messina con l’immancabile “scofanata” dei fantascientifici arancini. Le trasferte forse la parte più divertente di una vita da rugbista.

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